OPERE DI CESARE BAGLIONI.
TRENTA ANNI DI ATTIVITA' DI CESARE BAGLIONI.Cesare Baglioni proviene da una famiglia di artigiani decoratori. Da prima compie studi tradizionali. Non soddisfatto si dedica ad una ricerca sulle avanguardie. Vuole assimilare i metodi più idonei a dar forma pittorica alle percezioni della nostra mente. Desidera rappresentare il movimento, la durata di una azione nel tempo, la capacità evocativa dei simboli. I frutti di questa ricerca vengono raccolti in una mostra presso l'Enoteca di Siena svoltasi fra il dicembre 1975 e il gennaio 1976. Qui pitture che alludono all'effìmera corsa dell'uomo verso il progresso, manifestano la loro denuncia attraverso violenti colori "Fauves" e deformazioni formali di ascendenza cubista e futurista. Convinto assertore dell'importanza sociale dell'arte, nel 1977 ad Abbadia San Salvatore, durante la manifestazione "Ba-deng", la quale coinvolgeva operatori di varie discipline culturali, da attuazione ad interventi di arte visiva tesi a coinvolgere e stimolare gli abitanti del luogo. Contemporaneamente allarga la propria cultura pittorica. Guarda
gli esiti della "Nuova Figurazione" e realizza delle opere basate sulla
ripetizione ritmica della stessa immagine, eseguita con diverse tecniche. E questo il momento nel quale Baglioni inizia una importante ricerca sul reale, è stimolato dal variare delle forme e dei colori della natura durante le diverse ore del giorno o durante i mutamenti atmosferici. Osservando il cielo solcato dalle nuvole trova forme inaspettate in continuo mutamento, e colori inconsueti: il soggetto di partenza ne risulta trasfigurato, diviene un semplice pretesto per una elaborazione in chiave informale ed astratta. Queste opere sono semplici studi, che Baglioni esporrà nel 1996 in una personale piantina intitolata "Verticismo", studi che tuttavia manifestano l'ormai avvenuta maturazione dell'artista ed il progressivo affermarsi di uno siile personale. Nel 1983 partecipa a Roma ai Funerali di Berlinguer e ne rimane fortemente impressionato. È colpito dalle emozioni della folla orgogliosa di appartenere al partito che il defunto rappresentava, ma addolorata dall'evento del funerale. Il pittore è ora in grado di abbandonare tematiche sociali generiche e di realizzare quadri ispirati ad un avvenimento storico contemporaneo, da lui vissuto intensamente. I risultati sono presentati in una esposizione nel 1994 che significativamente Baglioni intitola "Quel giorno a Roma c'ero anch'io". Nelle tele il brulichio delle persone e lo sventolio delle bandiere divengono macchie dinamiche di colore sopra una massa inestricabile di segni. L'Altare della Patria, scenario dei funerali, si anima, i suoi contorni sembrano come vibrare di dolore, le statue che lo decorano si spogliano del loro freddo aspetto retorico per divenire severe sentinelle dell'accorato corico funebre. Insomma l'artista ha trovato il suo momento contemplativo, riesce a soffermarsi sulle cose che raffigura fino a sviluppare i loro valori più profondi. Nel 1995 esegue il drappellone del palio di Torrita di Siena,
opera che rappresenta una nuova fondamentale tappa della sua evoluzione
stilistica. Assistiamo insomma oggi, con piacere, alla più importante fase del percorso stilistico di Baglioni, il quale, dopo un lungo e formativo periodo di ricerche sulle più importanti esperienze del suo tempo, dimostra come il gusto classico possa rioccupare un posto preminente e sempre vivo anche nelle espressioni della modernità, al di là di ogni implicazione retorica. Marco Ciampolini |